Iniziamo

Arrivo tardi come al solito nel mondo informatico e mi cimento
cosi' per la prima volta con un Blog ....
Ma come dice il famoso detto popolare "Meglio tardi che mai".
Il seguente Blog tratta pertanto svariati argomenti: si va dalla vita personale a Fotografie, dalla Letteratura all'Arte in generale (Musica, Teatro, Cinema), dalla Storia alle Biografie di personaggi famosi, Viaggi, Ricette di Cucina, Eventi e notizie in generale.
Percio' Benvenuto a chiunque voglia seguire queste pagine.

mercoledì 29 febbraio 2012

Ricetta di Febbraio: Verdure Gratinate al Forno.

Quasi dimenticavo che come ogni mese ho da postare una ricetta culinaria, giusto per rifarmi i sensi e farmi venire un poco di acquolina alla bocca.
Inserire ricette di Carnevale mi sembra pero' poco necessario (ammetto che non ho grandi conoscenze personali sulle ricette di Febbraio) e cosi' ho deciso di puntare su qualcosa di facile ma buono ugualmente: Le Verdure al Gratin.




INGREDIENTI (per 4 persone): 4 carote; 2 grosse cipolle bianche; una rapa; un grosso porro;
                                                       3 patate;  un peperone rosso; 250 grammi di mais dolce (quello
                                                       della scatoletta va bene); 50 gr. di burro; olio; 3 dl di brodo; 50 gr.
                                                       di grana grattugiato; 50 gr. di Emmental grattugiato; sale e pepe.


PREPARAZIONE (tempo circa 1 ora e 20 minuti):

Lavate e pelate tutte le verdure.
Tritate finemente le cipolle e tagliate le carote, le patate e la rapa a pezzetti.
Riducete il peperone a listarelle e il porro a grossi anelli.
Fate stufare le cipolle in 3 cucchiai di olio e 10 grammi di burro, dopo 7 minuti aggiungete le altre verdure e il mais ben sgocciolato. Salare e pepare.
Bagnare con il brodo e coprire la casseruola con un foglio di alluminio, subito dopo inserirla nel forno caldo a 190° per 45 minuti circa, finche' le verdure saranno cotte e avranno assorbito tutto il brodo.
Togliere la casseruola dal forno e trasferire le verdure in una pirofila.
Spolverizzate le verdure con del grana grattugiato e l'Emmental, sempre grattugiato, mescolando tutto.
Passate la pirofila sotto il grill del forno finchè il formaggio non sarà fuso e non si sarà formata una leggera crosticina sopra.
Servire e Buon Appetito !

martedì 28 febbraio 2012

V per Vendetta film da rivedere ogni tanto

Ho rivisto per l'ennesima volta un film piacevole che attrae l'attenzione ogni volta che lo ripropongono in tv, parlo di: V per Vendetta.
Il film, diretto da James Mc Teigue, risale al 2005 ed è tratto dal romanzo-fumetto scritto da Alan Moore ed illustrato da David Lloyd.




 TRAMA:

Fra il 2005 e il 2015 l'Inghilterra, come il resto del mondo, ha attraversato una fase bellica ed un periodo socio-politico instabile.
Indebolito dai fatti, la popolazione di Londra si è lasciata abbindolare dalle promesse di un politico, Adam Sutler (interpretato da John Hurt), sostenuto dal partito neoconservatore dei Norsefire, permettendogli di vincere le elezioni e di prendere sempre piu' il potere fino ad instaurare il suo regime dittatoriale.
Nel suo regno di terrore, Sutler perseguita ed elimina tutti gli oppositori politici e le minoranze di ogni genere (religiose e non), affiancato da altri membri del partito: Peter Creedy, capo della polizia segreta, Lewis Prothero, potente anchorman londinese, Dascombe, caporedazione della piu' importante emittente televisiva del paese ed infine, Eric Finch, ispettore della polizia di Londra.
Nel 2019 pero' a questo regime di potere si oppone un uomo mascherato con la maschera di un eroe inglese del '600 "Guy Fawkes" e prendendo il nome che è semplicemente l'iniziale di una lettera: la V.
Le azioni di V sono volte a disturbare e infine distruggere l'oppressore.
Alle spalle di quest'uomo misterioso (interpretato da Hugo Weaving) vi è alle origini una storia dolorosa e drammatica che lo ha portato ad agire di conseguenza: egli è stato usato come cavia in un carcere-laboratorio ed è miracolosamente sopravvissuto a tutti i terrificanti esperimenti biologici condotti in questo luogo.
Un giorno nel carcere scoppia un terribile incendio in cui V viene orribilmente ustionato e nonostante tutto riesce ad evadere.
Dopo qualche anno V incontra sul suo percorso di vendetta, una giovane ragazza, Evey Hammond (interprete Natalie Portman), orfana di genitori (erano attivisti politici morti in carcere) e a lei rivela le sue intenzioni (dichiarate poi apertamente al pubblico intero di Londra): il 5 novembre a partire da un anno sarà la data in cui il dittatore e il suo regime verranno meno e Londra potrà tornare finalmente libera.
Dopo che V ha fatto esplodere il Palazzo di Giustizia londinese ed ha posto un attacco all'emittente televisiva piu' importante di tutta Londra per trasmettere il suo messaggio, all'ispettore della polizia Finch viene affidato il compito di trovare il pericoloso terrorista per assicurarlo alla giustizia.
L'ispettore inizia cosi' le sue indagini e pian piano che percorre il suo cammino scopre sempre piu' fatti che non combaciano tra loro e inquietanti verità che riguardano la presa di potere da parte di Sutler.
V intanto prosegue la sua vendetta e uccide tutti coloro che avevano fatto parte del carcere di Larkhill torturando i prigionieri e lui con esperimenti dolorosi e inutili.
Trascorre cosi' un anno esatto e arriva il 5 novembre 2020.
Ad un anno esatto dalla sua prima apparizione dimostrativa V è pronto per l'atto finale: Distruggere il Parlamento inglese, simbolo supremo del marcio che si è annidato nel paese.
Prima di lanciare un treno della metropolitana carico di esplosivi contro il parlamento, V ha un ultimo confronto con il capo della polizia segreta Creedy.
Nello scontro uccide Creedy ma viene ferito gravemente.
Lancia il suo addio ad Evey e le confessa il suo amore prima di morire.
Evey, dopo aver detto addio al suo maestro, aziona il treno imbottito di esplosivo contro il parlamento.
Londra è finalmente sgombra dal suo tiranno (morto intanto per mano di Creedy) e puo' tornare a vivere da popolo civile e libero.

venerdì 24 febbraio 2012

Il giovane Commissario Montalbano. Quando una fiction tv è un prodotto garantito.

Come accade spesso quando si presenta un nuovo prodotto al pubblico, ci si aspetta alla fine un giudizio che resta sospeso tra pro e contro, tra critiche positive e quelle negative, tra chi ama e chi odia quel prodotto.
Lo stesso è successo, ieri sera, con la messa in onda del primo episodio della fiction "Il giovane Montalbano" che è stato premiato con uno share del 28% (pari a 7.749.000 spettatori).
Questa fiction, trasmessa su Rai1 da ieri 23 febbraio e in onda ogni giovedi' in prima serata per un totale di sei puntate, vuole essere il "prequel" (una sorta di antefatto) della serie tv amata in Italia e nel resto del mondo: "Il Commissario Montalbano".
Infatti, gli episodi trasmessi adesso vedono sempre come protagonista l'ormai famoso commissario Salvo Montalbano, stavolta pero' non nel presente ma bensi' come era circa venti anni prima.
Si tratta insomma delle origini di Salvo Montalbano, di come era da giovane e di cosa lo ha portato ad essere cio' che ora è diventato.
Ad interpretare il ruolo del protagonista principale di questa serie di avventure (curate dal regista Gianluca Maria Tavarelli con la collaborazione alle sceneggiature dello stesso Andrea Camilleri) è un giovane attore: Michele Riondino (nato a Taranto nel 1973 e già presente da tempo nel panorama televisivo e cinematografico italiano).

TRAMA DELLA FICTION :

La trama è tratta dal libro di Andrea Camilleri "La prima indagine di Montalbano" (edito da Mondadori nel 2004) e si svolge in Sicilia durante i primi anni '90.
Salvo Montalbano è un giovane vice-commissario presso un paesino di montagna, Mascalippa, situato nelle zone interne della regione, dove però non vi si ambienta bene in quanto sente parecchio la lontananza del mare.
Nonostante la giovane età, il protagonista dimostra di essere sveglio e abile nel risolvere le indagini piu' complesse sopratutto quella in cui è coinvolto per la prima volta: l'assassinio di un uomo del luogo.
Risolto il caso presto, il giovane Montalbano viene promosso e trasferito (grazie anche all'aiuto della sua fidanzata Mery che telefona a uno zio che lavora a Roma presso il Ministero degli Interni) finalmente in una località di mare che conosce bene: Vìgata.
Promosso a pieni voti come commissario, Salvo Montalbano inizia il nuovo incarico presso il nuovo commissariato di Vìgata (città in cui aveva trascorso l'infanzia dopo la morte della madre e in cui vive e lavora il padre con cui non ha buoni rapporti) e conosce i suoi nuovi compagni di viaggio: Carmine Fazio, agente anziano ed esperto che lo aiuta nell'inserimento sul posto di lavoro; il giovane Agatino Catarella, imbranato poliziotto che storpia tutti i nomi delle persone e dei luoghi e che inizialmente Montalbano non trova simpatico; l'agente Gallo patito per la guida sportiva; il giornalista Niccolò Zito.
A Vigata, Montalbano, si fa conoscere presto da parecchie persone.
Durante un pranzo con la fidanzata assiste a uno scontro tra due auto dove il conducente della prima vettura scende, atterra con un cazzotto il vecchio che guidava l'altra auto, poi scappa.
Montalbano prende il numero di targa del tizio e scopre che si tratta del nipote di una esponente famiglia mafiosa locale, i Cuffaro.
Nonostante gli avvertimenti di avvocati e colleghi, il giovane commissario si presenta come testimone all'udienza in tribunale contro il ragazzo che aveva picchiato l'anziano signore.
In tribunale, Salvo, incontra una ragazza che ha un atteggiamento molto strano e percio' si decide a seguirla anche fuori.
La ragazza è armata ed era in tribunale per uccidere qualcuno.
Viene quindi fermata e portata in commissariato dove si scopre che si chiama Viola, è analfabeta, lavora come domestica presso diverse famiglie ed è stata rinnegata dalla famiglia di origine quando è rimasta incinta.
Montalbano pero' non crede alla ragazza quando dichiara che si trovava in tribunale per uccidere un giudice e cosi' inizia a indagare a fondo.
Lungo il corso delle indagini, il commissario scopre che la ragazza è stata vittima di una violenza sessuale proprio da parte dello stesso ragazzo, appartenente alla famiglia mafiosa dei Cuffaro, che aveva avuto lo scontro in auto con un'anziano di cui lui era stato testimone in tribunale.
Stavolta pero' il commissario non lascia perdere e prosegue fino a quando il giovane delinquente non viene arrestato e condannato per tentato omicidio proprio nei confronti dello stesso Montalbano.

IN CONCLUSIONE:

Molti erano stati i dubbi e le perplessità da parte di giornalisti, di blogger, di critici dello spettacolo, forse persino da parte dello stesso pubblico, riguardo a queste nuove avventure del commissario piu' amato degli ultimi tempi (abituati sopratutto come siamo all'interpretazione data dalla faccia di un grande attore, mostro sacro del teatro, del cinema, della tv, come Luca Zingaretti).
Occorre dire pero' che con i primi episodi di ieri sera, i dubbi e le incertezze sono stati cacciati via dall'altrettanta bravura del giovane Riondino che colpisce per le sue qualita' artistiche di recitazione (calatosi perfettamente nel ruolo e nelle movenze del personaggio in questione) e dal cast che lo affianca.
E se Roberto Benigni, interpretando il ruolo di Jhonny Stecchino nel film dichiara di fronte al suo sosia "Non mi somiglia per niente" in questo caso chissà se il vecchio commissario Montalbano posto di fronte al giovane se' stesso potrebbe dire " Mi somiglia assai".

mercoledì 22 febbraio 2012

Breve biografia di Renato Dulbecco. il Nobel per la Medicina che oggi avrebbe compiuto gli anni.

Avrebbe compiuto oggi 98 anni il professore, premio Nobel per la Medicina (consegnatogli nel 1975), Renato Dulbecco, morto purtroppo due giorni fa.
Mi sembra corretto dedicargli oggi un pensiero riportandone una breve Biografia sotto.




RENATO DULBECCO:

Nato a Catanzaro, il 22 febbraio 1914, da madre calabrese e padre ligure, all'età di cinque anni (dopo la fine della Prima Guerra Mondiale) si trasferì in Liguria con la famiglia.
Trascorse la sua infanzia in questa regione e qui fu segnato da alcuni lutti (l'amico Peppino) e malattie (quella di sua sorella Emma) che lo portarono alla decisione di intraprendere la carriera medica.
Durante la dittatura fascista di Mussolini, il giovane Renato frequento' il ginnasio con grande impegno e ottenendo buoni risultati e nello stesso tempo si dedicò alla letture di riviste scientifiche.
Agli inizi del 1930 si iscrisse presso la facoltà di Medicina dell'Universita' di Torino dove, già al secondo anno, grazie ai brillanti risultati ottenuti, venne ammesso come interno all'Istituto di Anatomia e dove (occupandosi sopratutto di biologia) conobbe e strinse amicizia con persone che come lui sarebbero diventate importanti nel panorama mondiale medico e scientifico futuro:
Salvador Luria e Rita Levi-Montalcini.
Laureatosi, a soli 22 anni, nel 1936, con una tesi (che trattava delle alterazioni del fegato) che ricevette diversi premi; venne inoltre riconosciuto come il miglior laureato dell'università di medicina in quell'anno accademico.
Dopo la laurea venne chiamato al servizio militare, come ufficiale medico, dove presto' servizio fino al 1938.
Alla fine del servizio militare scelse la via della ricerca ma a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu costretto a tornare alle armi come ufficiale medico presso Sanremo.
Nonostante la guerra sposò la figlia di un membro del governo fascista, Giuseppina, e nel giugno 1940 venne inviato come soldato sulla frontiera francese.
Anche se in guerra, Dulbecco non smise mai di studiare e di compiere ricerche ed ottenne, nel 1941, il titolo per la libera docenza. Poco dopo parti' per la campagna Russa, sul Don, dove il suo reggimento venne distrutto e lui fu ricorverato in un ospedale militare da dove potè rientrare in Italia solo nel 1943.
Nuovamente in Italia riprese il lavoro presso l'Istituto di Anatomia patologica e inizio' a frequentare organizzazioni clandestine antifasciste.
Presso l'Istituto di Anatomia inizio' ad interessarsi agli effetti delle radiazioni su cellule embrionali del pollo, consapevole pero' della sua carenza nel campo della Fisica (che gli sarebbe tornata utile per questa sua ricerca) decise cosi' di prendere una seconda laurea.
In soli due anni si laureo' anche in questo campo scientifico e subito dopo, l'amico Salvador Luria (che aveva frequentato negli anni '30 presso l'Istituto di Anatomia) interessato ai suoi studi gli propose di lavorare con lui per approfondire l'argomento e lo porto' con sè presso il laboratorio di Bloomington, negli Stati Uniti.
Nel 1947, Dulbecco si trasferi' in America dove scoprì un mondo culturale diverso da quello a cui era abituato in Italia.
Collaboro' e supporto' Luria nella ricerca presso il laboratorio americano e allo stesso tempo partecipo' a riunioni e  meeting scientifici dove entro' in contatto con ricercatori famosi nel campo medico.
Intanto grazie alle sue notevoli capacità scientifiche, Dulbecco prese la cittadinanza americana e nel 1948, gli offrirono l'opportunità di lavorare, per alcuni mesi, anche presso il "Cold Spring Harbor", il prestigioso laboratorio frequentato da scienziati di tutto il mondo e da volti noti nel settore.
I suoi successi nel settore scientifico e i progressi effettuati nella sua ricerca sulle radiazioni e sulle cellule, portarono il padre della genetica moderna, Max Delbruck, ad offrirgli un posto di lavoro presso il "California Institute of Technology" a Pasadena, uno dei piu' importanti laboratori scientifici al mondo.
Nel nuovo posto di lavoro, Dulbecco dimostro' ancora una volta la sua bravura ed insieme al collega Seymour Benzer, studio' il virus responsabile dell'Herpes zoster (noto come Fuoco di Sant'Antonio) giungendo alla conclusione che cio' che mancava per la cura era un metodo appropriato per eliminare questi invisibili agenti virali.
La ricerca porto' a una possibile cura, i risultati del lavoro furono presentati di fronte alla Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti dove la fama di Dulbecco crebbe e tutta la ricerca sul virus fu rivoluzionata.
Nel 1955, arrivarono per il professore altri successi, sopratutto grazie all'identificazione di un ulteriore virus quello della poliomelite e di un vaccino per contrastarla.
Dulbecco scalo' cosi' le vette del mondo medico-scientifico e venne nominato professore associato di microbiologia.
L'interesse per il campo dei virus lo porto' presto presso studi nuovi su quei virus che rendono le cellule cancerogene e applicandosi alla ricerca riusci' dove altri non erano ancora arrivati, trovo' infatti il modo di isolare il virus a DNA.
Nel 1962 divenne anche membro del primo nucleo di ricercatori di un nuovo istituto (ideato da Jonas Salk) a La Jolla, presso San Diego a sud della California.
Al Salk Institute californiano, Dulbecco scopri' il meccanismo di azione dei virus tumorali nelle cellule animali.
L'importante scoperta porto' il professor Dulbecco ad essere insignito dei piu' alti riconoscimenti nel suo campo a livello mondiale, tanto che ricevette: l'elezione a membro straniero presso la "Royal Society" di Londra; la Laurea honoris causa dall'Universita' di Yale; il premio Lasker per le scienze biologiche e mediche; nel 1975 il premio inaspettato, ma giustamente meritato, il Nobel per la medicina e la fisiologia dovuto alle sue scoperte in materia di interazione tra virus tumorali e materiale genetico della cellula.
L'ultimo suo lavoro ha preso il nome di "Progetto Genoma" e si poneva l'obiettivo di identificare tutti i geni delle cellule umane e il loro ruolo per arrivare a comprendere e combattere lo sviluppo del cancro.

Dulbecco lascia un profondo e incolmabile vuoto non solo tra i propri cari e gli amici ma anche nella comunita' medico-scientifica mondiale.
Grazie a lui progressi notevoli sono stati effettuati nel settore e l'Italia intera perde (ma lo aveva già fatto lasciandolo all'America) un'illustre persona.

lunedì 20 febbraio 2012

I Fratelli Taviani vincitori al Festival di Berlino

Mentre parte del popolo italiano, nella settimana appena trascorsa, si telesintonizzava sul primo canale della Rai per vedere il Festival di Sanremo (tra le trite e ritrite polemiche che gli è solito oramai), una notizia ha aperto alla speranza che la vera cultura non è ancora (fortunatamente) morta nel nostro bel paese: La Vittoria dei Fratelli Taviani, del premio l'Orso d'oro, al Festival di Berlino.



Il loro film-documentario, dal titolo "Cesare deve morire" è stato valutato con attenzione dalla giuria dei critici ed è stato infine giudicato come un lavoro di buona qualità degno di essere premiato appunto con la statuetta dell'Orso d'Oro.
La notizia rende orgogliosi sopratutto se si considera il fatto che erano piu' di 14 anni che un italiano non vinceva il premio ed ora invece siamo ritornati finalmente al centro dell'attenzione di un Festival di prestigio grazie a questi due fratelli, nostri connazionali.

Il filmato racconta la vita dei detenuti nell'ala di massima sicurezza del carcere di Roma, il Rebibbia, dove sono prese in considerazione le storie personali dei vari carcerati ma intrecciandole con una rappresentazione teatrale di Shakespeare: il dramma "Giulio Cesare".
Il docu-film, girato in gran parte in bianco e nero, porta a riflettere sulla pena che questi uomini stanno scontando.
Attraverso le parole di Shakespeare si arriva per tanto a comprendere che: se pur nella sua vita un uomo commette terribili errori rimane pur sempre alla fine dei giochi un essere umano con la sua dignità in quanto tale.
Il film è in uscita ai primi di marzo nelle sale italiane, non resta altro che aspettare ancora una settimana per poterlo poi finalmente andare a vedere.

giovedì 16 febbraio 2012

Casino'. Un film datato ma da rivedere volentieri.

Ieri sera, in seconda serata su rete4, hanno trasmesso un film che (ammetto un Mea Culpa per questa grave mancanza) non avevo ancora visto e che rientra di diritto nei "filmoni classici" soprannominati "Mafia Movie".
Il film, il cui titolo è "Casino'", è stato diretto da Martin Scorsese ed è considerato dai critici come la terza parte della trilogia dei film sulla mafia del regista (iniziata nel 1973 con il film Mean Street e proseguita nel 1990 con l'ulteriore capolavoro Quei bravi ragazzi).
Girato nell'anno 1995 e basato sul romanzo di Nicholas Pileggi (intitolato "Casino: Love and Honor in Las Vegas") vi partecipa un cast di tutto rispetto con nomi dello star system americano come quelli di: Robert De Niro, Sharon Stone (che ottenne una nomination all'Oscar come migliore attrice) e
Joe Pesci.



TRAMA IN BREVE:

Siamo nella città americana del peccato, "Las Vegas", Sam Rothstein (Robert De Niro) è il protagonista, soprannominato "Asso" (perchè veramente bravo con le scommesse), lavora per
una famiglia mafiosa il cui capo è Remo Gaggi.
Asso rende ricca la famiglia di Remo con le sue scommesse fortunate e il capo per ringraziarlo gli affida la gestione di un nuovo casinò: Il Tangiers.
Per aiutare Asso nella gestione del casinò, gli affiancano un vecchio amico di infanzia, Nicky Santoro (Joe Pesci).
Sotto la visione di Rothstein, il casino' inizia ad avere buoni incassi e a godere una certa fama ospitando personalità politiche di spicco.
Tra i clienti del locale c'è anche Ginger (Sharon Stone) una donna molto attraente di cui Sam si innamora.
Sam sfrutta la bellezza di questa donna per far si' che gli uomini giochino d'azzardo piu' a lungo e volentieri in cambio della promessa di un rapporto con lei.
Dopo un certo periodo di tempo Sam chiede a Ginger di sposarla. Lei accetta, attirata piu' dalla grande quantità di denaro di lui che dall'amore, e insieme dopo il matrimonio fanno una figlia.
Asso lascia per Ginger, in una cassetta di sicurezza di una banca, 2.000.000 dollari.
I soldi serviranno solo in caso di estrema necessità e per aiutare la donna a tirare avanti se lui finisse per qualche motivo per lungo tempo in carcere.
Intanto Nicky Santoro infiltra nel casino' alcuni dei suoi scagnozzi per tenere sotto controllo bari e persone poco raccomandabili che potrebbero colpire Asso o la sua famiglia.
Cosi' facendo, coi suoi metodi duri, Nicky entra presto nel mirino della polizia; mentre Sam invece diviene il numero uno negli affari dei casino' di Las Vegas.
Nicky riceve una lettera di diffida da parte della Contea che lo avverte di non entrare piu' nei casino' della città o sarà arrestato.
L'avvocato di Asso consiglia a Nicky di tentare ulteriori strade e di creare due attività legali, un ristorante e una gioielleria, che fungano da "specchietto per allodole", in modo che si dimostri al governo che i soldi guadagnati sono puliti.
Nicky segue il consiglio e con parte del ricavato si copre le spalle pagando i "capi" di Detroit.
Apprezzato ed onorato, anche Nicky viene ora incoronato come boss di Las Vegas.
Asso intanto inizia invece la sua discesa nella società.
Per prima cosa, licenzia un suo dipendente che pero' risulta in seguito essere cognato del commissario della contea.
Il commissario si presenta di fronte a lui e gli chiede di riammettere a lavoro suo cognato ma quando Sam rifiuta questi lo minaccia di eseguire una ispezione di polizia nel locale.
Intanto ci si mette anche la moglie di Sam che chiede in prestito venticinquemila dollari.
Asso rifiuta di prestarle cosi' tanto denaro e per evitare guai chiede al suo amico Nicky di pedinarla.
Nicky scopre che la moglie di Asso si vede ancora con Lester (suo ex protettore e spacciatore personale) e lo riferisce al suo amico.
Lester viene pestato e ferito gravemente dagli scagnozzi di Nicky ed esce cosi' dalla vita della donna per sempre.
Altra magagna per Sam è il fatto che ai mafiosi arrivino sempre meno soldi dalle entrate del casino' a causa dei suoi collaboratori che ne rubano sempre di piu'.
Il commissario della contea, come aveva promesso a Sam, torna con la polizia per ispezionare il locale e con i riflettori puntati addosso vengono a scoprire solo che questi non ha la licenza per gestire il casino'. D'ora in poi Asso non puo' piu' lavorare all'interno della casa da gioco.
Nicky accusa l'avvocato di Asso di essere incompetente e lo minaccia.
In seguito a cio' Asso e Nicky litigano.
Asso ha intuito perfettamente il piano dell'amico e i suoi dubbi diventano certezze nel momento in cui Nicky, senza alcun permesso, elimina gli avversari di Asso.
Asso viene cosi' accusato dalla stampa degli omicidi ma non va in galera perchè non esistono testimoni pronti ad incastrarlo.
Non concedendogli la licenza per lavorare nel casino', Asso decide di condurre uno show chiamato "Asso pigliatutto" dove dibatte dei problemi legati alla città.
I mafiosi di famiglie avversaria a quella che protegge Asso, i Gaggi, non vedono di buon occhio questo accanimento e mandano un chiaro messaggio ad entrambi.
Remo Gaggi preoccupato invia un suo uomo ad avvisare Asso affinchè si fermi con il suo show.
Intanto i federali iniziano a pedinare costantemente Nicky e durante un incontro tra famiglie mafiose, registrano Artie Piscano (gestore della salumeria in cui i mafiosi si riuniscono per ricevere le loro tangenti) mentre fa i nomi dei membri di spicco della famiglia, inclusi Sam Rothstein, Nicky Santoro e John Nance. I federali registrano i loro nomi.
Ginger intanto, cerca di divorziare da Asso e di ottenere la custodia della figlia, ma Asso non vuole concederle la libertà che lei spera.
I rapporti tra i due iniziano a farsi tempestosi e lei si rifugia sempre piu' nell'alcool e nella droga e corre inoltre tra le braccia di Nicky con cui inizia ad avere dei rapporti sessuali.
La rottura tra Asso e Ginger arriva nel momento in cui una sera rientrato a casa l'uomo trova la figlia legata a letto durante il sonno mentre la madre è fuori nel locale di Nicky.
Sam allora la caccia via da casa lasciandola senza soldi.
Ginger pero' torna il giorno seguente e ruba la chiave della cassetta di sicurezza della banca in cui si trovano i soldi che il marito le aveva lasciato.
I federali arrestano Ginger che stava tentando di scappare coi soldi e con tutte le informazioni necessarie, ottenute dai pedinamenti, passano all'azione arrestando tutti quelli che avevano a che fare con il casino'.
Alcuni esponenti della mafia vengono cosi' arrestati e condannati a venticinque anni di reclusione.
Durante il processo i capimafia decidono di fare uccidere i responsabili di tutto questo caos e fanno cosi' eliminare per primo Andy Stone, seguito poi da John Nance e da Nicky Santoro e suo fratello.
Muore anche Ginger, in un motel di Los Angeles, di overdose.
A Sam viene invece affidato un destino diverso: deve ritornare a puntare scommesse proficue per la famiglia.



Semplicemente il film merita di essere visto sia per l'intensa trama che per la bravura della regia e degli attori.
Inoltre le scenografie sono spettacolari (tanto che al film è andato un Oscar) con Las Vegas che le fa da padrona.

martedì 14 febbraio 2012

San Valentino. La festa degli innamorati


Oggi (oltre a tediarci con la sessantaduesima edizione del Festival di Sanremo) è il 14 febbraio e quindi è anche la ricorrenza di San Valentino, conosciuta anche come festa degli innamorati.
In ogni angolo d'Europa e d'America, orde di fidanzati invadono i locali per una cenetta romantica ed esclusiva e i negozi sono presi d'assalto per i regali da fare al proprio o alla propria compagna
(come se per il resto dell'anno se uno volesse fare regali al proprio partner sia fuori luogo se non in ricorrenze come anniversari e questa di San Valentino appunto).
Ma oltre ad essere diventata, ahimè una festa puramente commerciale, quanti in realtà conoscono le origini di questa festa ?

Intanto sul fatto che la festa prenda il suo nome dal santo (martire cristiano),San Valentino di Terni, non vi sono dubbi.
Istituita nel 496 da Papa Gelasio I per sostituire la festa pagana della lupercalia.
Durante il periodo del medioevo la festa si trasforma e si concentra sullo scambio di messaggi d'amore tra fidanzati (in Inghilterra, per esempio, esisteva in passato lo scambio di Valentine, bigliettini d'amore a forma di cuore).
Scarse sono comunque le notizie riguardo ai festeggiamenti nei vari secoli, si puo' ricercare qualche notizia in piu' solo nella poesia cavalleresca e nel periodo che in letteratura inglese parla di "Amor cortese".
Di certo resta solo che ad oggi è la seconda festa piu' commerciale (nel senso che la gente spende e spande a piu' non posso) dopo il Natale.
Ad ogni modo Auguri a tutti gli innamorati.



domenica 12 febbraio 2012

Addio Whitney Houston. Muore a 48 anni la regina della musica americana.

La notizia, appresa stamattina dal telegiornale, mi ha sorpresa e amareggiato parecchio è quella che riguarda la morte, a soli 48 anni, di Whitney Houston.
Inconfondibile e inimitabile voce del mondo della musica, venuta alla ribalta in Italia negli anni '90 con la sua celebre canzone "I will always love you" interpretata nel film di cui era protagonista "The Bodyguard" (al suo fianco Kevin Costner).
Gli ultimi anni della sua vita e della sua carriera non sono stati tra i migliori (sopratutto dopo il matrimonio fallito alle spalle) passati saltando tra droga e alcool, ma credo che non la si possa rimproverare per questo, perchè alla fine dei giochi, spenti i riflettori, era umana (nonostante la sua divinità vocale) esattamente quanto e come noi.
Percio' senza interrogarsi troppo e senza troppo disturbare la tua ultima uscita di scena, semplicemente mi viene da dire: Ciao Whitney !


venerdì 10 febbraio 2012

Il grande ritorno di Criminal Minds. La Settima Stagione da stasera su Foxcrime

Ritorna stasera su Fox Crime (canale 117 di Sky dedicato alle serie tv del crimine) alle ore 21:00, la serie televisiva piu' amata e seguita in America e nel resto del mondo: Criminal Minds.
Giunta al suo settimo anno, la serie vede come sempre gli agenti dell'unita' di Analisi Comportamentale del Federal Bureau Investigation (la famosa FBI americana) alle prese con nuovi crimini e nuove avventure dove di certo non mancheranno come sempre i colpi di scena e la suspence che caratterizza gli episodi sempre adrenalinici.
I personaggi sono ormai tutti volti noti (si ritrovano notizie su loro praticamente ovunque) e sicuramente sempre pronti a dare il meglio al proprio pubblico affezionato.
Non scrivo quindi molto perchè resto in attesa di potermi godere la nuova serie dal divano di casa stasera.
Buona visione a chi la guarderà come me.

giovedì 9 febbraio 2012

Erich Maria Remarque e Niente di nuovo sul fronte occidentale

Il libro di cui tratto oggi è un classico conosciuto nel mondo della letteratura.
Vorrei parlare infatti di un testo, non facile da recensire perche' scritto da quello che ritengo un mostro sacro come scrittore: Erich Maria Remarque e il suo capolavoro letterario Niente di nuovo sul fronte occidentale.



BREVE BIOGRAFIA:

Erich Maria Remarque, nome vero all'anagrafe di Erich Paul Remark, nasce a Osnabruck (Sassonia Inferiore) il 22 giugno del 1898.
Dopo aver frequentato la scuola dell'obbligo, non essendo la sua famiglia molto agiata e fortemente credente, si iscrive, nel 1915, al seminario cattolico della città natia, dove si permetteva agli studenti meritevoli di continuare a studiare gratuitamente.
L'anno seguente pero' (quasi diciottenne) a causa dello scoppio della Prima guerra Mondiale, viene costretto ad arruolarsi come volontario.
Venne inviato sul fronte della Francia nordoccidentale, presso Verdun, teatro della "Battaglia delle Fiandre" e viene ferito piu' volte durante i combattimenti.
Dopo la guerra ritorna a casa, segnato e provato fisicamente ma sopratutto nell'anima.
Riprende e termina gli studi che aveva abbandonato prima della guerra consapevole che non sarà mai piu' l'uomo che era prima.
Cambia molti lavori, nel 1919 diventa insegnante ma abbandona presto la professione per diventare poi: rappresentante di tessuti, commerciante, bibliotecaio, giornalista, critico teatrale, critico sportivo.
Remarque soffre in sostanza e vive come tutti gli uomini della sua generazione che hanno combattuto in prima linea: vive come un reduce alla continua ricerca di un senso di vita e di se' stesso.
La carriera di giornalista sarà per lui lo spunto per la sua scrittura letteraria, caratterizzata da uno stile scarno ed essenziale.
Nel 1925 sposa a Berlino l'attrice Jutta Ilse Zambona, dalla quale si separerà pero' poco tempo dopo, nel 1930.
Berlino offre a Remarque l'ispirazione, nel 1927, per il suo capolavoro letterario, il romanzo-diario "Niente di nuovo sul fronte occidentale", ultimato in tempo record (solo sei settimane) ma che dovrà attendere due anni per fare la sua comparsa a puntate su un quotidiano tedesco.
Sono anni pero' molto particolari e il clima che gira non è favorevole allo scrittore che viene accusato di antimilitarismo e antipatriottismo dalla classe politica e dai nazionalsocialisti.
Questi ultimi perseguiteranno Remarque con accuse false (lo dichiarano ebreo e dicono che non ha mai combattuto al fronte) e censurandolo in ogni maniera.
Nel 1933 arrivano persino a bruciare pubblicamente le sue opere e quelle di altri autori anch'essi mal visti.
Nel 1938, gli viene tolta la cittadinanza tedesca e allo scrittore non resta altro che scappare in Svizzera, a Porto Ronco, prima che Hitler prenda il potere in Germania.
Nel 1939, si sposta in America (prima a New York e poi a Los Angeles) dove vi resta per circa 10 anni (tanto che nel 1947 ottiene la cittadinanza americana).
Negli Stati Uniti entra in contatto con altri personaggi famosi in esilio come lui, tra questi: lo scrittore Lion Feuchtwanger, l'attrice Marlene Dietrich, Ernst Lubitsch.
Inizia persino delle collaborazioni come autore per il cinema e nel 1958, su un set di lavorazione, incontra la donna che nel 1958 diverrà la sua seconda moglie: Paulette Goddard.
Alla fine degli anni '60, Remarque ritorna in Svizzera dove riprende a scrivere romanzi.
Remarque muore in una clinica di Locarno nel settembre 1970.
Tra le sue opere le piu' famose restano: Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues); Arco di Trionfo (scritto durante il suo soggiorno a Parigi); Tre Camerati; Tempo di vivere, tempo di morire; La notte di Lisbona; La via del ritorno; Ama il prossimo tuo; Il Cielo non ha preferenze; Il nemico.


NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE:

Veniamo ora alla visione generale del libro: Niente di nuovo sul fronte occidentale.
Scritto nel 1929, il titolo originale è Im Westen Nichts Neues, è un romanzo-diario autobiografico in cui viene descritta la crudeltà della guerra attraverso l'esperienza e la visione di un giovanissimo ragazzo di diciannove anni.
L'introduzione al libro permette di comprenderne meglio il contenuto, scrive infatti Remarque:

Questo libro non vuol essere né un atto d'accusa né una confessione.
Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale - anche se sfuggì alle granate venne distrutta dalla guerra.

Protagonisti del libro sono dei giovanissimi soldati che improvvisamente sono costretti a crescere, a diventare uomini, ad abbandonare la loro vita quotidiana e i loro affetti piu' cari perchè chiamati a difendere la propria nazione in guerra.
Paul Baumer, protagonista principale, si ritrova con i suoi giovani amici arruolato nell'esercito tedesco per combattere la "Grande Guerra". Paul è uno scrittore dilettante che descrive nel suo diario tutto quello che vede, che sente, che vive in questa terribile e amara esperienza.
Al suo fianco ci sono gli amici: Albert Kropp (compagno di scuola di Paul), Haje Westhus, Muller, Stanislao Katzins.
Albert verrà ferito alla fine del romanzo, durante una azione di sgombero di un paesino francese, ricoverato d'urgenza gli amputeranno una gamba. Disperato il giovane tenta il suicidio, ma grazie all'aiuto dei compagni viene fermato in tempo e ci ripensa.
Haje è il piu' forte di tutti. Alto con una corporatura rude che lo fa sembrare piu' vecchio dei suoi compagni e con un senso dell'umorismo straordinario. Haje viene ucciso in combattimento ferito alla schiena in grave modo.
La stessa brutta sorte, quella di morire, toccherà anche all'altro compagno di scuola di Paul, Muller che farà la sua fine in maniera atroce.
L'unico personaggio del gruppo piu' anziano è Stanislao KatzinsKat,  quaranta anni, che da civile esercitava la professione di calzolaio e che era sposato con una ragazza da cui aveva avuto un figlio maschio.
Kat è l'unico che esercita su Paul e sugli altri ragazzi una influenza positiva, ponendosi some figura autoritaria di leader ma in maniera del tutto buona.
Lui è infatti quello che si prende cura in qualche maniera dei giovani e che li aiuta nel procurarsi beni di necessità e cosa piu' importante il cibo.
Kat rappresenta già l'essere adulto, sposato con figli e una professione , mentre gli altri sono ancora cosi' giovani che un futuro devono ancora cercarselo e crearselo e che dopo questa esperienza non sono piu' certi di nulla, neanche della vita in sè.
Alla fine anche Kat muore durante un bombardamento e per Paul sarà come perdere una figura paterna oltre che un grande eroe.
L'unico personaggio che sopravviverà alla guerra sarà Tjaden, amico e compagno di scuola di Paul, che diventerà maestro di scuola alla fine del grande conflitto, quando l'ordine tornerà tra i civili, e la cui storia verrà raccontata in "La via del ritorno", altro romanzo di Remarque.

Da questo toccante romanzo (che riporta non solo la tematica della guerra come qualcosa di indimenticabile, ma riporta anche quella che è stata in prima persona una esperienza fatta dallo stesso autore) è stato tratto anche un film alla fine degli anni '70.
E' un romanzo struggente da leggere assolutamente per comprendere come per chi ha affrontato la morte quotidiana sia difficile se non improbabile il ritorno alla quotidianità.

mercoledì 8 febbraio 2012

Tornano le Arance della Salute dell'AIRC in piazza dall'11 febbraio.




Anche quest'anno torna nelle piazze italiane l'iniziativa dell'AIRC dal titolo "Arance della Salute".
A causa del maltempo di questo mese, in regioni italiane come Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, l'iniziativa è stata spostata a questo sabato 11 febbraio.
Come ogni anno, nelle maggiori piazze d'Italia potrete trovare in vendita 3 kg di arance rosse provenienti dalla Sicilia (arance contrassegnate dal marchio AIRC) dove il ricavato dell'iniziativa sarà interamente devoluto alla promozione e al sostegno per la Ricerca contro il cancro.
L'AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), fondata nel 1965 dai ricercatori dell'Istituto dei Tumori di Milano, Professore Umberto Veronesi in testa, si impegna puntualmente di anno in anno a pruomovere questa iniziativa a favore della ricerca oncologica affichè si possano compiere studi e si possano trovare possibili cure a questa terribile malattia quale è il cancro.
Che aspettare allora ?
Comprate un sacchetto di arance e contribuirete non solo a qualcosa di utile per la società ma anche alla propria persona in quanto, come è ormai noto, le arance sono una buona abitudine di una alimentazione sana e sono proprio antitumorali.


Sito di riferimento:

http://www.airc.it/eventi-manifestazioni/arance-evento-nelle-piazze.asp

martedì 7 febbraio 2012

Buon Compleanno Vasco Rossi. I 60 anni del Mito del Rock Italiano

Oggi facciamo gli Auguri di Buon Compleanno ad un personaggio che in Italia, nel bene o nel male, ha sempre fatto parlare di sè e che entra di diritto tra i grandi "Miti" della Musica Rock: Vasco Rossi.
Compie infatti 60 anni il grande Blasco (appellativo che gli è stato attribuito giocando con il suo nome), il cantautore ironico e provocatorio che in trenta anni di carriera non ha mai sbagliato un colpo e ha venduto milioni e milioni di dischi e ha riempito con il "tutto esaurito" ogni concerto live che ha fatto.
Il cantante (nato a Zocca, provincia di Modena, il 7 febbraio 1952) riceve oggi gli auguri da parte di tutti i quotidiani, dai blog, dai media e la sua casa discografica è presa da assalto dai fan e dai pacchi regalo che gli arrivano e gli continueranno ad arrivare da ogni dove.
Intanto, a Zocca, nel suo paese di nascita (dove tutt'ora vive) è previsto un raduno dei fan che, nonostante la neve, vogliono rendere omaggio all'artista.
Inoltre saranno effettuati da parte del comune delle iniziative in suo onore che dureranno fino alla fine del mese di febbraio.
Il mondo del Web invece lo festeggia con una maratona in streaming tv (condotta da Red Ronnie) e riportata in Internet, dove si ritroveranno interviste varie, il ritratto dell'artista, i concerti live e tutti i momenti salienti della vita di Vasco.
Bene allora non ci resta che dire: AUGURI GRANDE VASCO.



 





lunedì 6 febbraio 2012

80° Anniversario della nascita di François Truffaut. Il grande regista dall'animo incompreso

"Mi hai detto: ti amo.
Ti dissi: aspetta.
Stavo per dirti: eccomi.
Tu mi hai detto: vattene..."


Questa è una delle frasi contenute in un bellissimo film del 1961 come "Jules et Jim" di
François Truffaut, a cui google oggi dedica il logo principale per commemorare l'ottantesimo anniversario della nascita del regista.



Nato a Parigi (il 6 febbraio 1932) da una madre giovanissima (non ancora diciottenne) e riconosciuto come figlio, nonostante non ne fosse il genitore biologicamente, dall' architetto e designer Roland Truffaut.
Alla nascita François viene affidato alla nonna materna con la quale passa buona parte dell'infanzia e grazie alla quale si instaureranno in lui, fin da bambino, i germi per quelle che saranno due sue passioni da adulto: la regia e la lettura.
Come si legge sulla biografia del regista ripresa su Wikipedia, lo stesso Truffaut ha dichiarato:

mia madre non sopportava i rumori e m'impediva di muovermi e parlare per ore e ore.
Allora io leggevo: era la sola occupazione a cui potessi dedicarmi senza disturbarla.
Durante l'occupazione tedesca ho letto moltissimo e poiché stavo spesso solo, mi misi a leggere i libri degli adulti. Arrivato a tredici o quattordici anni comprai, a cinquanta centesimi al pezzo, quattrocentocinquanta volumetti grigiastri, Les Classiques Fayard, e mi misi a leggerli in ordine alfabetico, senza saltare un titolo, un volume, una pagina.


Nonostante l'amore per la lettura, i rapporti con le istituzioni scolastiche non furono dei migliori,
a causa della sua condotta venne infatti costretto a cambiare piu' volte scuola.
A 12 anni conosce Robert Lachenay (piu' grande di lui di un anno e mezzo) con il quale stringe una profonda amicizia che li legherà per tutta la loro vita.
Altro incontro fondamentale per il giovane è quello con André Bazin, incontrato dopo che Truffaut era scappato dalla colonia in cui i propri genitori lo avevano messo.
Sempre su Wikipedia si legge infatti:

Dopo essere scappato, mio padre ritrovò le mie tracce e mi consegnò alla polizia.
Sono stato ospite per molto tempo del riformatorio di Villejuif da cui mi fece uscire André Bazin.
Sono stato manovale in un'officina, poi mi sono arruolato per la guerra d'Indocina.
Ho approfittato di una licenza per disertare. Ma, dietro consiglio di Bazin, ho raggiunto il mio reparto. In seguito sono stato riformato per instabilità di carattere.


La figura di Andrè Bazin è stata quindi fondamentale in quanto sostituì l'immagine del padre (che a Truffaut era mancata realmente) e che gli procuro' da vivere (inizialmente presso il servizio cinematografico del Ministero dell'Agricoltura e successivamente come critico cinematografico per la rivista "Cahier du Cinéma").
A partire dalla metà degli anni '50, Truffaut lavora e viaggia con Roberto Rossellini per tre anni e intanto lavora sempre come critico cinematografico anche per altre riviste, come per esempio "Arts" (dal 1954 al 1959).
Nel 1958 produce un breve film "L'Età difficile" incentrato sulle reazioni infantili di un gruppo di ragazzi a contatto con Bernadette, una ragazza piu' grande di loro.
L'anno seguente invece cura e gira a Parigi la regia del suo primo lungometraggio
"I Quattrocento colpi" (Les Quatrecents Coups), film che ha vinto il Premio per la migliore regia al Festival di Cannes.
Questo film è particolare in quanto è il primo di una serie di film in cui il protagonista è sempre lo stesso, Antoine Doinel, (i film successivi della serie sono: Antoine e Colette, del 1962, Baci rubati, nel 1968, Non sdrammatizziamo è solo questione di corna, 1970, e infine L'amore fugge, 1978).
Secondo i critici cinematografici inoltre la figura di Doinel altri non è che l'ater ego dello stesso François Truffaut.
D'altronde basta leggere la trama del film per comprendere che si tratta proprio del regista:

Siamo nella Parigi di fine anni '50 e Antoine, ragazzo di 12 anni, vive con i genitori che non sopportano le sue inquietudini tipiche di adolescente.
La madre e fredda e poco affettuosa nei suoi confronti e il padre (che in realtà lo è solo legalmente)
è superficiale ed interessato solo alle gare automobilistiche.
A scuola Antoine possiede uno scarso rendimento ed è sempre irrequieto e gli adulti non si rendono conto che se si comporta cosi' è solo per avere delle attenzioni.
L'unico conforto lo trova nell'amicizia con René, suo coetaneo, che possiede la stessa situazione familiare difficile e con cui, nei giorni in cui marinano la scuola, ha la stessa passione per il cinema dove si nascondono per pomeriggi interi a vedere film.
Sempre piu' incompreso e deluso, sia in famiglia che a scuola, Antoine scappa e va a vivere in casa di René.
Successivamente Antoine ruba la macchina da scrivere dall'ufficio del padre di René con l'intenzione di rivenderla e pagare, con il ricavato, per sè e per l'amico una gita al mare.
Dopo il furto vengono pero' scoperti dal custode e il padre di René li denuncia alla polizia e fa passare ai due ragazzi una notte in cella insieme a delinquenti e prostitute.
Gli adulti credono  erroneamente che così facendo insegnino ai ragazzi a comportarsi meglio.
Antoine pero', dopo la notte in cella, viene inviato dai propri genitori in una colonia lontana da Parigi, dove vige una rigida disciplina e dove viene messo in contatto con uno psichiatra.
Abbandonato in istituto dai propri familiari, durante una partita di pallone, Antoine ne approfitta della distrazione degli adulti e scappa....

Il film è dedicato alla memoria di André Bazin, morto proprio la sera del giorno in cui iniziarono le riprese.
Il cinema è tutta la vita di François Truffaut e se si vuole apprendere qualcosa della sua vita privata occorre guardare con occhio critico ai suoi film per poterne rintracciare così qualche notizia.
Della sua vita privata infatti si conosce poco, si sa solo cio' che il regista ha rilasciato nelle sue interviste passate o cio' che si ritrova nelle store iniziali dei film con protagonista Antoine Doinel.
Truffaut ha tre figlie, Laura ed Eva, avute con altre relazioni, e l'ultima è Josephine, avuta nel 1983 da una relazione con l'attrice Fanny Ardant.
Il regista è morto giovane, all'età di 52 anni, il 21 ottobre 1984.




Siti di riferimento:

http:www.wikipedia.it

http://www.francoistruffaut.com/

http://www.apav.it/mat/tempolibero/cinemaematematica/dibattitoinformaticaintellartif/truffaut%20biografia.pdf

sabato 4 febbraio 2012

Film "Il Sesto Senso"

Dopo la breve recensione del film di ieri sera (Milk su Rai3 con Sean Penn) ecco che oggi ne propongo un'altra di particolare interesse.
Per chi, come me, ancora resta bloccato da questo tempo da lupi in casa, stavolta propongo la visione del film (su canale Rete4, stasera alle ore 21.00): Il Sesto Senso.

Poster The Sixth Sense - Il sesto senso
Film datato 1999, che vede la regia di M. Night Shyamalan (regista che dopo questo film si è fatto conoscere ed apprezzare su scala mondiale) e che ha presentato al pubblico un giovanissimo attore di grande talento come Haley Joel Osment (all'epoca del film aveva solo 11 anni, oggi ne ha 23 ed ha proseguito la sua carriera con tanti film di discreto successo).
In breve, come è mio solito fare, ve ne riporto la trama:

Il dottor Malcolm Crowe (interpretato da Bruce Willis) è uno psicologo infantile stimato e conosciuto nel suo campo.
Una sera, al rientro in casa con la moglie da un gala' a Filadelfia in cui gli era stata conferita una targa per meriti, trova un uomo armato (Vincent che da bambino era stato suo paziente e che ora lo accusa di non averlo guarito dalle allucinazioni) in stato confusionale.
L'uomo spara al medico e poi si uccide.
Passano i mesi e Malcom Crowe dopo la sparatoria inizia a non essere piu' cosi' pieno di certezze e di sicurezze della propria vita e di quella altrui.
Inizia pero' lo stesso ad occuparsi del caso di un  bambino di nove anni, Cole, che dice di essere ossessionato da spaventose apparizioni di spiriti.
Incontro dopo incontro, Malcom riesce a conquistare la fiducia del bambino che si confida con lui e dichiara che per quanto razionalmente tenti di non farlo, lo stesso gli compaiono di fronte anime in pena.
Il dottor Crowe prova ad aiutarlo ma alle difficoltà oggettive del caso si aggiungono i suoi problemi, primo fra tutti l'allontanamento dalla moglie che ora sembra ignorarlo lasciandolo ancora più solo e in crisi.
Ad ogni modo dopo un iniziale sconcerto, Crowe trova la chiave per aiutare a superare il terrore che inevitabilmente attanaglia il bambino, costantemente circondato da anime vaganti che vede solo lui. Lo convince che se ha questa capacità, è perché a lui è riservato un compito delicatissimo che ha a che fare con le stesse anime, in cerca di aiuto per sistemare qualcosa lasciato incompleto su questo mondo.
Cole guarisce e capisce cosi' di essere speciale. Riesce persino a recuperare i rapporti con la madre che preoccupata prima non arrivava a comprenderlo fino in fondo.
Malcom Crowe contento del suo successo con Cole decide di andare a casa ad affrontare la moglie.
Una volta in casa trova la moglie che dorme sul divano di fronte al flimato del loro matrimonio.
Le parla ad un orecchio e mentre lo fa ripercorre le cose dette con Cole.
Solo allora Malcom Crowe comprende la realtà: Egli stesso è uno dei morti che vaga in giro e che era entrato in contatto con il bambino per comprendere qualcosa piu' su se stesso.
Doveva infatti dimostrare per l'ultima volta di essere un abile psicologo infantile, non tanto per la sua professione quanto invece per salvare un bambino con allucinazioni da un'esistenza impossibile che con ogni probabilità l'avrebbe portato alla stessa follia che aveva colpito il suo assassino.


Il sesto senso è un film da cardiopalma che mescola sapientemente scene quasi horror con il gioco psicologico delle tematiche trattate.
Il ritmo del film alterna scene che passano dalla tranquillità piu' assoluta fino invece a farti saltare sul divano per i brividi di paura.
La straordinaria bravura degli attori è messa in risalto in sequenze che sembrano quasi fotografiche e le 6 candidature all'Oscar nel 2000 il film se l'è meritate tutte.
Film sconsigliato ai bambini, ai deboli di cuore e a chi non ama i film del genere simili agli
Horror-Psicologici.

venerdì 3 febbraio 2012

Film tv consigliato per stasera: Milk

Ancora Neve sull'Emilia-Romagna e quindi ancora blocchi e gelo.
Dopo la recensione di due libri, uno di Tibor Fischer e l'altro di Fabio Volo, passo a parlare anche di qualche film (considerato che sarà un lungo week-end di inedia).
Il film di cui voglio parlare lo propongono stasera su Rai3 (alle 21 circa ma se controllate il televideo avrete l'orario con certezza) e si intitola "Milk".

Locandina italiana Milk
Questo film biografico risale al 2008 (in Italia è uscito nelle sale cinematografiche nel 2009) ed è basato sulla vita di Harvey Milk, primo gay dichiarato che venne eletto a una carica politica in America e che è stato brutalmnete assassinato, nel 1978, inisieme al sindaco George Moscone.
La trama puo' riassumersi cosi' (ricopio qui in parte quella del sito http://www.comingsoon.it):

Alla fine degli anni 70, Harvey Milk (interpretato da Sean Penn) viene eletto consigliere comunale a San Francisco, diventando il primo omosessuale dichiarato ad avere successo in una importante carica politica pubblica americana.
La sua vittoria non è solo una vittoria per i diritti dei gay, ma ha aperto la strada a coalizioni trasversali nello schieramento politico.
Il film Milk ripercorre cosi' gli ultimi 8 anni della vita di quest'uomo.
Milk abita a New York quando compie 40 anni si c
onvince di dover dare un senso diverso alla sua vita, decide di trasferirsi col suo compagno Scott Smith (interpretato da James Franco) a San Francisco, dove insieme aprono un piccolo negozio di fotografia, il Castro Camera, nel cuore di un quartiere popolare che sarebbe presto diventato un punto di riferimento per tutti gli omosessuali d’America.
Sostenuto dalla sua adorata comunità di Castro, e da tutta la città, Milk sorprende Scott e se stesso diventando un militante e promotore del cambiamento.
Chiede pari diritti e opportunità per tutti, e il grande amore che prova per la città e per la sua gente gli fa guadagnare le simpatie di giovani e aziani, omosessuali e eterosessuali (in un periodo in cui il pregiudizio e la violenza contro i gay sono apertamente accettati e considerati la norma).
Si candida cosi' alla carica di consigliere comunale, trovando l'appoggio da parte del suo compagno e dai suoi amici

La prima volta non verrà eletto ma Milk non si perderà mai d'animo e tenterà ancora per altre due volte fino a quando, alla quarta, viene finalmente eletto consigliere del 5° Distretto.
Intanto Scott e Harvey si lasciano e quest'ultimo inizia una relazione con Jack Lira, un ragazzo un po' sbandato.
In municipio Harvey conosce Dan White, veterano del Vietnam ed ex pompiere, dopo una iniziale simpatia i rapporti tra i due si sfaldano in quanto Harevy non appoggia un progetto di Dan.
Intanto il nuovo ragazzo di Harvey, non riuscendo a sopportare la vita politica e la continua assenza del suo compagno, si toglie la vita.
Harvey è pero' non ha tanto tempo per piangerlo perchè concentrato sulla lotta della Proposition 6, legge che avrebbe permesso di licenziare gli insegnanti sulla base dei loro orientamenti sessuali.
Il 7 novembre del 1978 il movimento politico di Harvey Milk riesce a vincere su quesll'ingiusta legge.
I successi ottenuti da Milk portano il suo avversario Dan White ad entrare di nascosto in municipio e a nascondere una pistola affinchè non sia segnalata dai metal detector.
Il giorno seguente, dopo aver ottenuto un colloquio con il sindaco, Withe spara sia al sindaco Moscone che Milk.


Il film ha ottenuto ben 8 candidature all'Oscar e ne ha vinti 2 (uno per il migliore attore protagonista e l'altro per la migliore sceneggiatura).
E'un film complesso e allo stesso tempo delicato che tratta della vita di un'uomo speciale che è stato in grado di cambiare una piccola parte di mondo.
Sia la storia del film che la bravura di Sean Penn (ma anche quella di James Franco) nell'interpretazione principale merita sicuramente l'attenzione da parte del pubblico.
Film consigliato a chi vuole conoscere persone realmente esistite che hanno fatto qualcosa di utile per l'umanità.

giovedì 2 febbraio 2012

Fabio Volo e "Le prime luci del mattino"

Come accennato già ieri, a causa del blocco della neve, approfittando dello stare in casa, mi dedico alla recensione di libri e film.
Oggi parlo di un libro letto (prima di quello di Tibor Fischer) poco tempo fa e che è stato scritto da Fabio Volo: Le prime luci del mattino.



Iniziamo pero' prima da una breve biografia, anche se pare che vista la sua notorietà non abbia poi cosi' bisogno di tante presentazioni.

Fabio Bonetti (nome d'arte Fabio Volo) è nato a Calcinate (provincia di Bergamo) nel giugno del 1972.
Abbandona gli studi dopo le scuole medie e inizia a fare dei lavori saltuari qua e la' (aiuta per un periodo anche il padre che è panettiere).
Nel 1996 diventa uno dei personaggi principali di Radio Capital e nel 1998 passa in televisione conducendo per tre anni il noto programma "Le Iene" (su Italia 1) al fianco di Simona Ventura e Andrea Pellizzari.
Dal 2000 al 2008 è presente in televisione con svariati programmi tra cui: Il Volo  (canale LA7); Smetto quando voglio e Lo spaccanoci (ancora per Italia1); Italo-Spagnolo (edizione del 2006 su Mtv in diretta dalla Spagna); Italo-Francese (nel 2007 sempre per Mtv e in diretta da Parigi) e Italo Americano Homless edition (stesso canale tv nel 2008 dagli Stati Uniti).
Nel 2000 diventa scrittore e pubblica il suo primo libro "Esco a fare due passi" che diventa subito un successo con ben oltre 300.000 copie vendute.
Nel 2002 debutta al cinema nel film di Alessandro D'Alatri "Casomai" e l'anno seguente esce il suo secondo libro "E' una vita che ti aspetto" (considerato best-seller dell'anno).
Al 2006 risale la pubblicazione del terzo libro "Un posto nel mondo" seguito l'anno successivo da "Il giorno in piu".
Nel  2008 è nuovamente attore per il cinema con il film "Bianco e Nero" (film di interesse culturale che affronta la tematica del razzismo) e doppiatore per il film della Disney "Kung fu Panda".
Nel 2009 è nuovamente scrittore e pubblica il suo quinto libro "Il tempo che vorrei" seguito nell'ottobre 2011 dal romanzo "Le prime luci del mattino".

Per quanto riguarda la biografia mi fermerei qui, nonostante in realtà ci sia molto altro da scrivere perchè Fabio Volo è un personaggio da molti aspetti e da molte professionalita' (attore-conduttore-sceneggiatore-presentatore radiofonico-scrittore etc...).
Ad ogni modo la sua biografia la potete recuperare ovunque (sia in internet che nei suoi libri).




Veniamo invece ora a quello di cui mi interessa scrivere e cioè del romanzo "Le prime luci del mattino".

Questo romanzo (edito da Mondadori nell'ottobre 2011) è stato bene accolto dalla critica letteraria, mentre stavolta a fatto discutere di piu' i lettori che ne hanno avuto pareri alterni.
La trama è la seguente:

Elena non è soddisfatta della sua vita.
Il suo matrimonio si trascina stancamente, senza passione né curiosità e suo marito è diventato ormai come un fratello.
Elena è una donna che ha sempre programmato la sua vita con largo anticipo: la scuola da fare, l’università, l’uomo da sposare... perfino il colore del divano.
È diventata moglie prima di diventare donna.
Un giorno pero' sente che qualcosa inizia a scricchiolare.
La passione e il desiderio si affacciano nella sua quotidianità, costringendola a mettersi in discussione. Elena si rende conto che un altro modo di vivere è possibile.
Forse lei si merita di più, forse anche lei si merita la felicità. Basta solo trovare il coraggio di provare, di buttarsi, magari di sbagliare.
"Per anni ho aspettato che la mia vita cambiasse, invece ora so che era lei ad aspettare che cambiassi io."
Una trama particolare che, anche solo leggendone il trafiletto di introduzione al libro, promette bene.
Eppure devo dire che, a mio avviso, stavolta, se confrontato con i testi precedenti del Volo scrittore, questo romanzo non mi ha colpito in modo cosi' particolare perchè si sente la mancanza di qualcosa tra le righe.
Credo che, nonostante la storia regga, manchi di quella capacità di gioco leggero che leggevi nei romanzi precedenti.
Se prima i suoi protagonisti erano uomini ora si è cimentato con una protagonista femminile e forse è per questo che gli è venuta a mancare quella consapevolezza che invece possedeva prima nel descrivere le situazioni da un punto di vista, che seppur maschile, sorprendevano il lettore.
Sicuramente Fabio Volo è un fenomeno editoriale che vende parecchio ma credo che dovrebbe non discostarsi piu' da quella linea di origine che lo caratterizzava nei suoi lavori precedenti (l'ironia e il senso di avventura profondo e reale).
In conclusione il libro si legge ma non è emozionante come gli altri suoi testi.

 

mercoledì 1 febbraio 2012

Neve e gelo fuori e allora Libri e Film dentro casa: Tibor Fischer e Adoro essere uccisa

Vista l'allerta Meteo (che segnala nevicate continue e copiose fino agli inizi della prossima settimana nel nord e nel centro d'Italia) e le previste temperature polari, ne approfittero', a causa del blocco totale qui in montagna, dove vivo, per fare una indigestione di libri, film e musica.
Pertanto per questa settimana aspettatevi solo recensioni o simili di svariati testi.
Il libro che tratto per primo è stato scritto da Tibor Fischer e si intitola: Adoro essere uccisa.
Questo è un'autore molto particolare nella sua complessita' e che reputo di una bravura straordinaria.



Nato a Stockport (Manchester-Inghilterra), nel novembre 1959, di origini ungheresi (i genitori erano giocatori di pallacanestro professionisti che lasciarono Budapest dopo la repressione russa).
Cresciuto a Londra, dove vive tuttora, ha studiato presso Cambridge laureandosi con una tesi sul linguaggio moderno.
E' stato giornalista freelance per il Daily Telegraph e poi sceneggiatore di programmi televisivi per bambini
L'esordio letterario avviene nel 1992 con l'opera "Sotto il culo della rana" (titolo che riprende un modo di dire ungherese e che letteralmente significa "aver toccato il fondo") con cui ha avuto un buon successo critico tanto da vincere il premio Betty Trask Award e l'anno seguente il premio come migliore scrittore inglese emergente.
Altre sue opere importanti sono: Viaggio al termine di una stanza; La gang del pensiero ovvero la zetetica e l'arte della rapina in banca; Il collezionista.





Dopo questa breve parentesi biografica sull'autore veniamo invece a visionare il libro di cui voglio parlare: Adoro essere uccisa.
Devo ammettere che inizialmente, quando me lo hanno regalato, leggendo il trafiletto di introduzione non ero molto convinta (generalmente anche le introduzioni al testo sono importanti nell'attirare l'attenzione del lettore) ma poi leggendolo mi sono dovuta ricredere.
Il trafiletto (mi pare giusto riportarvelo) cita cosi':

Metti un mattino di un giorno qualsiasi, magari a Londra.
Metti che esci di casa, e naturalmente già lo sai che il tempo massimo per imbatterti nel primo spostato della giornata è non più di dodici minuti (cioè quanto ci vuole per arrivare alla metro, dove ce n'è sempre almeno uno in servizio).
L'artista dei rifiuti che ha scelto la tua auto per la sua personale esposizione della spazzatura di tutto il vicinato, lo ignori.
L'anziano cowboy di Manchester con tanto di aria triste e sparatoria finale fa parte del paesaggio urbano.
Lo stesso dicasi del fallito della Web Age, ex portaborse di un gangster, che ora sogna il posto in banca...
Ma quando entri al bar e scopri una folla che pende dalle labbra di uno schiumante assassino (ovvero di un aspirante pittore che si finge efferato serial killer per sfondare nel mondo dell'arte)... be', allora potresti decidere di averne abbastanza.
Se a questo punto, però, ti venissse la balzana idea di chiedere asilo in un'area protetta...che so... tipo British Library, sappi che nemmeno lì c'è scampo. Tra gli scaffali della cattedrale del sapere s'aggira infatti un pericoloso maniaco della carta stampata senza fissa dimora (come ogni lettore che si rispetti). Segni particolari: una T-Shirt con su scritto 'Mangiatore di libri. Dovete avere paura di me'.

Questo dunque il trafiletto che come dicevo (almeno personalmente) non ispirava la volonta' di leggerlo.
In realtà la situazione è differente leggendolo.
Fischer narra qui 7 microstorie di 7 personaggi particolarmente adorabili seppur emarginati dalla società (in questo caso è Londra la sede di ambientazione).
Questi personaggi vanno dall'attrice comica pazza (oppure no) del primo racconto all'aspirante artista serial killer del secondo quadro. Si passa poi alla terza e alla quarta storia (sempre separate tra loro ma collegate dal tema di fondo dell'emarginazione sociale e dell'ironia delle situazioni) dove i personaggi sono invece un Cowboy maniaco del vecchio West e un giovane avvocato paranoico.
Le ultime storie chiudono questo carosello di eroi-noneroi moderni con un giornalista freelance in una città in guerra e un divoratore di libri (capace anche di leggerne due per volta).

Queste storie, che alla fine del trafiletto sono definite come "storie di ordinaria pazzia", sono invece storie (io con la mia mania del teatro li definirei piu' come quadri, in quanto a mio parere si adatterebbero bene anche sul palcoscenico) che portano un sorriso sulle labbra se si va oltre le semplici righe.
Sono storie tragicomiche che vedono un humor dark e sarcastico di fondo e che, per chi ha voglia e tempo, vanno analizzate meglio.
Con "Adoro essere uccisa", Fischer mostra un talento nuovo al passo con i nostri tempi moderni e che merita di essere apprezzato.